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My Room

RECENSIONE A CURA DI SILVIA CAPILUPPI

Raffaella un giorno mi disse: ”Mi piace pensare alle sensazioni, a ciò che non tocco, più che alla mia macchina.
So che può essere come io voglio.
E’ li, la vedo, ma soprattutto la sento.

La mente mi parla: -rimani, qui c’è tutto quello di cui hai bisogno.

Mi piace volare rimanendo ferma in questa stanza. Lasciar volare la mente, abbandonare ogni pregiudizio, ogni vincolo sociale e legge naturale”.

Raffaella Badalotti con la giocosa poetica della sua arte fotografica sembra volerci ricordare che tutto si trasforma e tutto possiamo trasformare.
Libera la mente, fai spazio. Niente è come sembra. Possiamo portare colore in quella che talvolta appare come una grigia realtà.
Un po’ come quando da bambini disegnavamo le montagne viola e il lago giallo: era la nostra visione del mondo. Era come il mondo toccava la nostra anima.
Forse qualcuno allora ci disse ;”Non esistono le montagne viola.” –Tutto da dimostrare fino a che non le incontri-.

Imparammo così ad attenerci alle regole e a disegnare con i colori ’giusti’. Raffaella ora da adulta usa i nuovi strumenti della tecnologia ed attraverso il pixel –un puntino colorato – cambia la lettura del mondo.
Le zebre diventano rosa, il potente soffio di un trombettista jazz suona radioso in giallo limone ed il mondo vira all’oro.
I maestri insegnano: ”Nemmeno per un istante le cose stanno ferme. Guarda il colore degli alberi…”

Un velo, la luce, il colore dei particolari escono dalla griglia dei bianchi e dei neri, catturano la nostra attenzione e danno inizio al racconto: “Bevi un sorso del luminoso nettare, è tornata la repubblica delle Banane Rosse…”.



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